HackAtoka: Open Innovation al lavoro per testare le nuove Atoka API

30 Maggio 2016
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Ad aprile a SpazioDati si è tenuto un hackathon bello tosto, ma in un clima di grande convivialità e simpatia. Già il nome era tutto un programma: HackAtoka.

«Il senso di quest’esperienza è sperimentare cosa si può creare con la montagna di dati che abbiamo in Atoka e SpazioDati – ci ha detto Michele Barbera, che come saprete è il CEO di SpazioDati – Si tratta di un’occasione magnifica per fare open innovation sul serio, condividendo non solo dati, ma pure idee e trucchi del mestiere con altre aziende, studenti e ricercatori, tutti grandi appassionati della tematica».

Motore del primo hackathon sono stati Enrico Marchesin, senior developer di SpazioDati, e Stefano Parmesan, data scientist anche lui di SpazioDati. Come ci ha spiegato Enrico, «questo hackathon ha un antefatto: negli ultimi mesi abbiamo creato un nuovo modo di accedere ai dati di Atoka. Infatti molti nostri clienti volevano usare i nostri dati tramite i loro sistemi, e quindi abbiamo dovuto realizzare delle API per consentirgli di accedere direttamente al database di Atoka, che sinora era accessibile solo via web».

Insomma, ha continuato Enrico, «con l’hackathon si mette alla prova il modo in cui abbiamo costruito l’accesso ai nostri dati: se è facilmente fruibile, se è valido per i vari casi d’uso…». Parole confermate da Stefano: «Con HackAtoka vogliamo ottenere il maggior numero possibile di feedback sulle API appena sfornate, ecco perché abbiamo coinvolto un gran numero di aziende, team di ricerca da Trento e Torino, oltre al personale di SpazioDati. Tutti insieme impegnati appassionatamente nei progetti più disparati usando appunto le API».

Ad HackAtoka hanno partecipato, dunque, varie realtà importanti, organizzate in 9 gruppi diversi.
Ad esempio U-Hopper, startup trentina guidata da Iacopo Carreras. «Questo hackathon è prima di tutto un’opportunità per divertirsi con un partner, SpazioDati, con cui collaboriamo da tempo – ci ha detto Carreras – E poi vogliamo sviluppare casi d’uso per Tapoi, la nostra piattaforma di social profiling. Nello specifico, stiamo usando le nuove API, e tool già conosciuti come Dandelion API, per costruire una sorta di reputation B2B a partire da strumenti social».

A parere di Iacopo «HackAtoka è una bella sinergia territoriale e tecnica tra startup». Molto positivo anche Marco Fossati, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler. «Il nostro gruppo, che si chiama Machine Reading with the News API, sta sviluppando un nuovo algoritmo di trattamento automatico del linguaggio naturale sulle notizie… in altre parole stiamo utilizzando le API delle news di Atoka per fare grandi magie!»

Tra un sorso di birra e qualche patatina (perché ad HackAtoka si è lavorato tanto, ma ci siamo anche rimpinzati: il cervello, notoriamente, è l’organo umano che consuma più calorie).

Abbiamo strappato una battuta anche a Giulio Andreini, project leader di Pundit, seguito dall’azienda Net7: «Con il nostro gruppo stiamo cercando di realizzare un’integrazione tra Pundit e Atoka, per dare la possibilità agli utenti che navigano sul web di fare annotazioni relative alle aziende che sono su Atoka. D’altra parte noi di Pundit siamo sempre alla ricerca di nuove possibilità di integrazione con altre applicazioni».

Kenny Bergamo, inside sales rep di SpazioDati, ci ha raccontato l’attività del suo gruppo (BOT per Telegram), utilissima per imprenditori e venditori: «Stiamo sviluppando un bot per Telegram che riesca a dare informazioni aziendali su richiesta. In concreto una persona può crearsi la propria lista di aziende preferite, e in base a tale lista può ricevere ogni tot di tempo (ad esempio tutte le mattine alle 8) notizie riguardanti le aziende di interesse. Con questo servizio si estendono le funzionalità di Atoka, e si possono avere informazioni aggiornatissime su mercato e potenziali clienti».

Nicola Sambin, data scientist sempre di SpazioDati, ci ha invece spiegato l’affascinante attività del suo gruppo IndustrialClusters: «Vogliamo generalizzare, nonché automatizzare, un progetto che avevamo sviluppato per dei centri di ricerca inglesi, che ci avevano chiesto una cosa molto particolare: partendo da un certo numero di aziende attive in un business emergente, o comunque difficile da inquadrare, riuscire ad allargare il perimetro di aziende conosciute operative nello stesso settore, arricchendo il tutto con analisi di vario tipo».

Il gruppo Maps aveva invece come obiettivo l’integrazione di dati provenienti da diverse fonti per popolare una mappa di realtà aumentata. Ce lo ha spiegato bene Mattia Larentis, full stack developer «Stiamo sviluppando una app per browser che unisca molteplici fonti dati come Istat, Atoka e Cerved allo scopo di rispondere a questa precisa esigenza: se sei una persona che intende aprire un’azienda, e che non sa dove farlo perché non conosce bene il territorio, le sue peculiarità e così via, ciò che ti serve è una bella interfaccia che ti dica dove sia meglio aprire i battenti. In poche parole, dici alla app che tipo di azienda vuoi aprire, ad esempio definendola attraverso il codice Ateco, e in base a tre metriche (accessibilità, necessità della popolazione e presenza di competitor) vedi dove conviene di più».

Affascinante anche l’attività del gruppo Università di Trento: «Analizzare le informazioni relative ai bandi pubblici, con l’idea di costruire un sistema predittivo efficace, capace di individuare quali aziende parteciperanno ai bandi stessi – ha raccontato il data scientist Cristian Consonni – Questa analisi, oltre a fornire qualche spunto interessante a livello informativo, potrebbe consentire anche lo sviluppo di una app per aiutare le aziende a individuare i competitor nei bandi pubblici».

Il gruppo seguito da Claudio Giuliano ha lavorato su qualcosa di davvero appetitoso: “dagli influencer alle aziende e viceversa: combinando le API di SpazioDati e il social media analytics sviluppato appositamente per il mondo del food da Appetitoso e FBK abbiamo mostrato che si possono trovare automaticamente gli influencer che meglio possono promuovere i prodotti delle aziende italiane del settore sui social network.”


Last but not least, la sfida del gruppo (di SpazioDati) Scontrini, illustrata da Ugo Scaiella: «realizzare un prototipo di applicazione web accessibile tramite smartphone, in grado di consentire l’archiviazione degli scontrini dell’utente nonché la classificazione delle spese personali. In poche parole, il sistema acquisisce una foto di uno scontrino e la processa con strumenti di OCR per estrarre il testo. Tramite le nostre API, cerchiamo con diversi metodi di trovare riferimenti all’azienda che ha rilasciato lo scontrino, in modo da poter poi classificare la spesa. Per questo prototipo ci siamo basati semplicemente sui codici ATECO». Un’ennesima dimostrazione, se mai ve ne fosse bisogno, che con gli ATECO si possono fare davvero sfaceli. Basta avere la tecnologia giusta…